The tradition – Jericho Brown


Le cinquantadue poesie che compongono The Tradition, il terzo libro di poesia di Brown, premiato con il Pulitzer nel 2020 e qui tradotto per la prima volta in lingua italiana, sono una lettera aperta all’America in cui […] Brown espone il lato oscuro del paese: il razzismo strutturale e istituzionalizzato, le stragi di massa, le ingiustizie sociali, la violenza sessuale domestica e di genere, un pensiero assuefatto a schemi mentali e comportamentali consolidati che sono all’origine di conflitti vecchi e nuovi.

Ma […] cos’è «la tradizione» per Jericho Brown, afroamericano del Sud degli Stati Uniti, poeta lirico e gay nato nel 1976 a Shreveport, in Louisiana? Se per tradizione si intende quel complesso di memorie, notizie e testimonianze trasmesse nel tempo da una generazione all’altra, questo vale senz’altro anche per la poesia di Brown, ma l’eredità che il poeta dichiara nei suoi versi è letteralmente un vaso di Pandora da cui escono i soprusi subiti dai neri d’America nel corso della storia e che tuttora generano discriminazione razziale, diffusa e costante. Una tradizione in negativo, dunque, da interrompere e combattere. Ma in questa sua «moderna sinfonia poetica» Brown riesce a bilanciare traumi, rabbia e terrore con intime storie di sopravvivenza. «I am a love poet», ha dichiarato, un poeta dell’eros che sa contrapporre al male il bene, gli amori riusciti, la delicata bellezza di piante e fiori, i sentimenti e le emozioni. […]

La Tradizione, ha detto il poeta, tratta «del male e della normalizzazione del male» in un contesto in cui nessuno, né i bianchi né i neri, può dichiararsi incolpevole.

Non sorprende, quindi, se […] il libro si apre con una poesia, «Ganimede», che, quasi come una lunga epigrafe, invita il lettore a riflettere su come, fin dalla classicità, il male sia stato mascherato da narrazioni parziali, sbilanciate, che avrebbero richiesto letture antropologicamente diverse in epoche e contesti lontani da quelli in cui si erano costituite. Ecco allora che il suo Ganimede, il bellissimo giovane rapito da Zeus per farne il suo amante e il coppiere degli dei, appare come una vittima della violenza e della sopraffazione dei potenti sui deboli. […]

Un’altra «tradizione» da contrastare è l’abuso di potere da parte di chi rappresenta le istituzioni in un paese in cui i bianchi e i neri non sono mai stati storicamente sullo stesso piano. In un’intervista alla cbc Radio, rilasciata poco dopo l’omicidio per soffocamento dell’afroamericano George Floyd da parte di un poliziotto nel 2020, Brown ha definito il suo paese «uno Stato di polizia». […] Proprio questa attualità è sottintesa nei primi versi di «Elenchi impallinati» […], in cui Brown allude ai suicidi sospetti di due ragazzi e di una ragazza mentre si trovavano in stato di arresto fra il 2013 e il 2015 […]. Il poeta invia il suo solenne messaggio, un giuramento pubblico e anche una sorta di preghiera, così che in caso di arresto e morte sospetta prevalga la sua verità: «…se sentite/ Che sono morto da qualche parte accanto/ A uno sbirro», si legge, allora «lo sbirro m’ha ucciso», ha sottratto una vita alla comunità nera e lasciato una madre a piangere il corpo del figlio, «più bello della pallottola nuova/ Ripescata nelle pieghe del mio cervello». Il pianto delle madri è il triste suono di sottofondo che accompagna l’intero libro.

Anche nella poesia eponima, «La Tradizione», un sonetto che si rifà liberamente al modello inglese, Brown parla della vulnerabilità del corpo dei neri riassumendo nello spazio dei quattordici versi l’epopea degli afroamericani con un’abile scansione delle tre quartine […]. Come ha detto Brown, il sonetto è il luogo in cui tutto ciò che lo interessa può esistere simultaneamente come esiste simultaneamente nel suo corpo – una pluralità di temi e di forme. Anche per lui, ha affermato, come per i poeti della sua generazione, è la lezione di Whitman che riemerge, riassunta nel noto verso in «Song of Myself»: «I am large, I contain multitudes». […]

Così, nell’alternarsi del male e del bene, la blackness e la whiteness si confrontano. […] L’America è il teatro in cui Brown mette in scena il male umano, dove perfino l’amore è talvolta rappresentato come una battaglia contro amanti feroci, descritti come lupi affamati. Ma è anche il luogo del bene, che […] riscatta e redime: la bellezza dei fiori e delle piante coltivati da giovani uomini e da donne di colore che così, metaforicamente, ricostruiscono quel giardino dell’Eden violato dai bianchi; l’amore dei figli per le madri e quello degli amanti per i loro compagni; la coraggiosa denuncia della violenza per difendere e dare voce agli oppressi. In ultima analisi, La Tradizione si presenta come un testo decisamente politico in cui, con improvvisi shifting e svolte, Brown spinge il lettore a identificarsi con l’una o con l’altra parte, con la vittima o con l’oppressore, e decostruisce gli stereotipi sui neri che persistono nell’immaginario dei bianchi, il male endemico da combattere e distruggere.1

 
 
 
 
Ganymede
 
A man trades his son for horses.
That’s the version I prefer. I like
The safety of it, no one at fault,
Everyone rewarded. God gets
The boy. The boy becomes
Immortal. His father rides until
Grief sounds as good as the gallop
Of an animal born to carry those
Who patrol our inherited
Kingdom. When we look at myth
This way, nobody bothers saying
Rape. I mean, don’t you want God
To want you? Don’t you dream
Of someone with wings taking you
Up? And when the master comes
For our children, he smells
Like the men who own stables
In Heaven, that far terrain
Between Promise and Apology.
No one has to convince us.
The people of my country believe
We can’t be hurt if we can be bought.
 
 
 
 
Ganimede
 
Un uomo baratta il figlio coi cavalli.
Questa la mia versione preferita.
Mi piace perché sicura, nessuno
Colpevole, tutti risarciti. Dio prende
Il ragazzo. Il ragazzo diventa
Immortale. Suo padre cavalca finché
Il dolore risuona bene come il galoppo
D’un animale nato per portare chi
Pattuglia il nostro Regno
Ereditato. Se si guarda al mito
Così, nessuno si cura di dire
Stupro. Cioè, non vuoi che
Dio ti voglia? Non sogni uno
Con le ali che ti porti lassù?
E quando il padrone viene
A prendersi i nostri figli, puzza
Come gli uomini che hanno stalle
In Paradiso, quella terra lontana
Fra Promessa e Apologia.
Non ci deve convincere nessuno.
La gente del mio paese crede che
Non ci faranno del male se ci possono comprare.
 
 
 
 
 
 
The Tradition
 
Aster. Nasturtium. Delphinium. We thought
Fingers in dirt meant it was our dirt, learning
Names in heat, in elements classical
Philosophers said could change us. Stargazer.
Foxglove. Summer seemed to bloom against the will
Of the sun, which news reports claimed flamed hotter
On this planet than when our dead fathers
Wiped sweat from their necks. Cosmos. Baby’s Breath.
Men like me and my brothers filmed what we
Planted for proof we existed before
Too late, sped the video to see blossoms
Brought in seconds, colors you expect in poems
Where the world ends, everything cut down.
John Crawford. Eric Garner. Mike Brown.
 
 
 
 
La Tradizione
 
Aster. Nasturtium. Delphinium. Pensavamo che
Dita nella terra volesse dire terra nostra, nomi
Imparati nella calura, in elementi che i filosofi
Classici dicevano, vi cambieranno. Giglio.
Digitale. L’estate pareva sbocciare contro la volontà
Del sole, che per i notiziari infuocava su questo
Pianeta più di quando i nostri defunti padri
S’asciugavano il sudore sul collo. Cosmos. Fiore della sposa.
Uomini come me e i miei fratelli filmavano cosa
Piantavamo a prova della nostra esistenza prima
Del troppo tardi, avanti col video per vedere boccioli
Sbocciare in secondi, colori che ti aspetti in poesie
Dove finisce il mondo, d’ogni cosa il knock-down.
John Crawford. Eric Garner. Mike Brown.
 
 
 
 
 
 
Bullet Points
 
I will not shoot myself
In the head, and I will not shoot myself
In the back, and I will not hang myself
With a trashbag, and if I do,
I promise you, I will not do it
In a police car while handcuffed
Or in the jail cell of a town
I only know the name of
Because I have to drive through it
To get home. Yes, I may be at risk,
But I promise you, I trust the maggots
Who live beneath the floorboards
Of my house to do what they must
To any carcass more than I trust
An officer of the law of the land
To shut my eyes like a man
Of God might, or to cover me with a sheet
So clean my mother could have used it
To tuck me in. When I kill me, I will
Do it the same way most Americans do,
I promise you: cigarette smoke
Or a piece of meat on which I choke
Or so broke I freeze
In one of these winters we keep
Calling worst. I promise if you hear
Of me dead anywhere near
A cop, then that cop killed me. He took
Me from us and left my body, which is,
No matter what we’ve been taught,
Greater than the settlement
A city can pay a mother to stop crying,
And more beautiful than the new bullet
Fished from the folds of my brain.
 
 
 
 
Elenchi impallinati
 
Non mi sparerò un colpo
Alla testa, e non mi sparerò
Alla schiena, e non m’impiccherò
Col sacco dell’immondizia, e se lo faccio,
Ve lo giuro, non lo farò
In manette in un’auto della polizia
O in prigione nella cella d’una città
Di cui conosco solo il nome
Perché devo passarci in macchina
Per andare a casa. Forse rischio, sì,
Ma ve lo giuro, mi fido più dei vermi
Sotto le assi del pavimento
Di casa a fare quel che devono
A ogni carcassa di quanto mi fidi
D’un agente della legge del paese
Che mi chiuda gli occhi come farebbe
Un uomo di Dio, o mi copra con un telo
Così pulito che mia madre lo userebbe
Per mettermi a letto. Quando m’ucciderò,
Lo farò come tanti americani,
Ve lo giuro: fumo di sigaretta
O un pezzo di carne che mi strozza
O così spiantato da congelarmi
In uno di questi inverni che insistiamo
A chiamare i peggiori. Lo giuro, se sentite
Che sono morto da qualche parte accanto
A uno sbirro, lo sbirro m’ha ucciso. M’ha
Portato via da noi e lasciato lì il mio corpo
Che, non importa cosa ci hanno insegnato,
È più grande dell’indennizzo d’una città
A una madre perché smetta di piangere,
E più bello della pallottola nuova
Ripescata nelle pieghe del mio cervello.
 
 
 
 
1   Tale testo viene estratto dalla postfazione di La Tradizione di Jericho Brown (Donzelli, 2022)