Cartografie – Anna Toscano

 

Sono due le direzioni in cui si muove questo libro di Anna Toscano: i luoghi e le relazioni umane. Composto da testi inediti e da editi in molti casi revisionati, esso nasce dal bisogno di amalgamare in una sorta di storia in versi i temi ricorrenti dell’autrice, alternando voci, parti più nostalgiche e altre più giocose, rimate e a cadenza anaforica. A proposito di luoghi (tra gli altri: la stazione di Milano, Algeri, San Paolo), vi è una sequenza di poesie che costituiscono un vero atto d’amore per Venezia, il suo odore, i suoi riflessi, lo stesso guardare. L’occhio scatta foto che sprigionano storie, attese, amori, evocando figure assenti (come la madre, la nonna, un’amica), talvolta apparizioni, come Brodskij con la giacca a scacchi al mercato di Rialto, insieme a Daniele Del Giudice, Susan Sontag col ciuffo bianco, Mariano Fortuny col tabarro.
Vari autori appaiono proprio come vive presenze amate follemente nel tempo: Goliarda Sapienza, Amos Oz, Janet Frame, Mario Benedetti (l’uruguaiano). Come dice John Berger, se dopo la morte ci scegliamo un luogo per l’eternità, l’autrice vorrebbe stare tra i libri amati, in “un’eternità / piena di parole, libere”. La parola morte non compare in nessuna poesia, ma i morti sono vive assenze che segnano i giorni, sbiancati da una luce senza tempo e spazio, oltre la soglia di una stanza o in un’auto che passa. Molte sono le persone che affollano questi versi, le care altre e i cari altri, che vivono nelle pagine come nella vita dell'autrice. Di fronte alla precarietà (“tutto è in affitto”), ecco un mercatino di cose usate, da comprare tutte, per tenere insieme persone e cose, avvolte dalla pelle delle parole.